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Il progetto Starlink procede a vele spiegate

L'Inquinamento luminoso nello spazio prodotto dal progetto Starlink

L’Unione Astronomica Internazionale (IAU) esprime ragionevole preoccupazione sul progetto Starlink.

Il progetto Starlink non potrebbe procedere più velocemente. Non è passato nemmeno un mese dall’ultimo lancio di 60 satelliti in orbita che già se ne sono spediti altri 60 nello spazio. Attualmente siamo a quota 300 e la società punta ad arrivare a 1440 entro la metà del 2020. Quindi ci aspettiamo, a breve, il dispiegamento di ulteriori satelliti.

Elon Musk fa sul serio e sta volta non si tratta di una macchinina elettrica bensì di circondare il pianeta in una “griglia elettromagnetica”. La questione è abbastanza preoccupante viste le motivazioni che abbiamo sollevato l’ultima volta. Si procede a velocità sostenuta senza valutare la questione rifiuti spaziali, salute, impatto ambientale e inquinamento luminoso. Proprio su quest’ultimo punto si è espressa l’Unione Astronomica Internazionale (IAU) manifestando preoccupazioni per il numero crescente di satelliti nell’orbita bassa della terra che ostacoleranno il funzionamento dei telescopi e di conseguenza la ricerca scientifica. L’organizzazione sostiene che un cielo “buio e silenzioso”, libero cioè da inquinamento luminoso ed elettromagnetico, non solo è fondamentale per lo studio e la comprensione dell’Universo, ma rappresenta anche una risorsa per l’umanità e per la protezione delle specie animali notturne. Sacrosanta verità.

E ancora…

Non siamo in grado di comprendere quale impatto avranno le migliaia di satelliti “visibili” sparsi per il cielo notturno e, nonostante le buone intenzioni, queste costellazioni satellitari potrebbero rappresentare una minaccia

I satelliti sono un problema per l’astronomia per due fattori:

  1. Gli apparecchi sono metallici e riflettono la luce solare, di conseguenza possono falsare le analisi dei telescopi caratterizzati da elevata sensibilità alla luce.
  2. L’inquinamento elettromagnetico emesso dai satelliti può distrubare l’osservazione astronomica basata sulle onde radio. Ad esempio la prima immagine di un buco nero si è ottenuta con questa metodica.

Ovviamente l’IAU non può che parlare dei risvolti negativi riguardanti il suo ambito, ma sarebbe auspicabile che anche altri enti facenti parte dei settori precedentemente menzionati – ambiente e salute in primis – sollevassero sacrosante obiezioni e richieste.

Che ne pensi sulla questione? Faccelo sapere nei commenti!

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