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Tamponi anali per scovare i positivi al covid-19

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In Cina hanno cominciato a fare i tamponi anali perché reputati più affidabili dei tamponi faringei per identificare i positivi al covid-19. No, non è uno scherzo. La notizia viene direttamente dal DailyMail con dovizia di particolari, poi riportata su tutti i media nostrani.

I tamponi anali sono iniziati nei centri di isolamento – effettivamente è difficile che una persona di propria spontanea volontà voglia farsi tale test – già diverso tempo fa ma sono aumentati di numero solo nell’ultimo periodo. Il test consiste semplicemente nell’inserire il tampone nel retto ad una profondità di 3-5 centimetri, dopodiché deve essere ruotato su se stesso per 10 secondi e poi tolto.

Parlando sabato alla CCTV , Li Tongzeng dal Beijing You’an Hospital ha riferito che le tracce di coronavirus rimangono per più tempo nell’ano e negli escrementi rispetto al naso e alla gola. Per questa ragione i tamponi anali sarebbero più affidabili nel scongiurare falsi negativi:

“Abbiamo visto che i pazienti asintomatici tendono a guarire in fretta. E’ possibile che non ci siano tracce del virus nella loro gola dopo 3-5 giorni”.

Non possiamo negare la nostra perplessità nei confronti di questa pratica dopo che con i test PCR sono risultati positivi persino banane, papaya, con una quota di falsi positivi potenziale del 80-90% e dopo che l’OMS stessa ha dovuto ammettere l’inattendibilità degli attuali tamponi.

Ma, ormai, i cittadini portati alla fame e scombussolati da una narrativa terroristica martellante, probabilmente dovranno mettersi, è proprio il caso di dirlo, ancora “a 90°” se il potere e i suoi luminari lo dichiareranno necessario. Stavolta non solo in senso figurato.

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