Ce lo siamo chiesti tutti almeno una volta. Magari dopo aver trattato informazioni inconfessabili che solo al pensiero che qualcun altro all’infuori del destinatario potesse leggerle, ci partiva la disperazione.

“C’è la privacy”, “chi vuoi che le legga”, “sei fissato”, “privacy? Se non fai nulla di male non hai nulla da temere”…

Sono solo alcune delle classiche affermazioni che vengono fatte quando si deve trattare il tema privacy e diritti personali. Il problema è che affermare di non essere interessati al diritto alla privacy perché non si ha nulla da nascondere è come affermare che non si è interessati alla libertà di parola perché non si ha nulla da dire.

Chiaro il concetto? Ma andiamo dritti al dunque… WhatsApp è sicuro? Purtroppo no. Su Reuters, il 23 gennaio scorso, è apparsa la notizia che ai funzionari dell’ONU è stato vietato l’utilizzo di WhatsApp per le comunicazioni da giugno 2019.

Per quale ragione è stato loro vietato di utilizzare l’applicazione?Non crediamo ci si debba scervellare tanto… L’applicazione non è sicura – come le falle hanno dimostrato – e scambiare informazioni sensibili è un grave rischio. Certo, i funzionari dell’ONU trattano questioni rilevanti e non messaggini della buonanotte tra fidanzati… Ma questa è la verità.

Un sistema di comunicazione è definito sicuro quando è oggettivamente improbabile che venga violato e le informazioni scambiate non possono essere captate da soggetti diversi dai singoli interessati. Quindi WhatsApp NON è un sistema di comunicazione sicuro per definizione. Se per principio o per massimo riserbo vuoi avere canali di comunicazione sicuri, non usare WhatsApp.

Informazione per i più “navigati”: usare la VPN (Virtual Private network) in questo caso non mette al riparo da eventuali rischi perché le vulnerabilità dell’applicazione interessano altri meccanismi.

La privacy è un diritto… Ed è tuo diritto sapere se questa privacy può essere violata. Anche se si tratta di uno stupido messaggino alla fidanzata…